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Inquinanti, questi sconosciuti..

L’esposizione della popolazione agli inquinanti presenti in atmosfera in ambito urbano è stimata mediante un set d’indicatori, sviluppati originariamente nell’ambito del progetto Comunitario ECOEHIS4 successivamente entrati nelle statistiche dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, e di Eurostat per le Statistiche di Sviluppo sostenibile – Public Health. In ISPRA tali indicatori vengono elaborati annualmente anche per l’Annuario dei Dati Ambientali, per tutti quei capoluoghi di provincia per cui sono presenti dati di monitoraggio della qualità dell’aria. Negli anni si è conseguito un progressivo perfezionamento di metodologie e criteri per far fronte, sulla base dei dati disponibili, alle necessità informative delle politiche ambientali.

In base a criteri adottati a livello comunitario, e ricorrenti nella letteratura scientifica internazionale, per la stima di questi indicatori sono utilizzati valori di concentrazione media annua d’inquinante (ad eccezione dell’ozono). I dati utilizzati provengono preferibilmente da stazioni di fondo urbano, generalmente impiegato come proxy di concentrazione ai fini della stima dell’esposizione della popolazione. Qualora per l’intera area urbana non siano disponibili dati di fondo urbano, sono utilizzati i rimanenti dati fruibili (traffico urbano, fondo suburbano, ecc.) al fine di evitare che porzioni di popolazione e territorio siano escluse dalle stime. Laddove siano presenti più valori, per la stessa area urbana, da stazioni con le stesse caratteristiche, (ad esempio due valori di fondo urbano) ne è stata effettuata la media aritmetica, per associare un indice unico all’intera area. Per l’ozono troposferico (O3) si fa riferimento invece ai giorni di superamento, nel corso dell’anno, della soglia di 120 μg/m3. Questo valore è utilizzato nella normativa come valore obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana.

Alcuni inquinanti:

Il particolato atmosferico (PM) è costituito da microscopiche particelle solide e liquide sospese in atmosfera. I componenti del particolato possono essere diversi: nitrati e solfati, composti organici (ad esempio idrocarburi policiclici aromatici), metalli, particelle di suolo e allergeni, come frammenti di polline e spore fungine.

Le particelle più grandi possono essere fonte di irritazione per occhi, naso e gola. Il particolato sotto i 10 micrometri di diametro è facilmente inalabile6 e più le particelle sono piccole più possono arrivare in profondità nei polmoni. Le particelle fini (PM2,5) possono raggiungere le profondità degli alveoli polmonari, potenziando quelli che sono i possibili effetti tossici e sistemici associabili al particolato atmosferico.

Numerosi studi scientifici hanno da tempo collegato l’esposizione al PM, sia a breve che a lungo termine, a una serie di problematiche legate alla salute della popolazione. I soggetti più vulnerabili ai rischi connessi all’esposizione sono quelli con malattie cardiache o polmonari, gli anziani e i bambini. Per soggetti con malattie cardiache, cardiovascolari o polmonari l’inalazione del particolato può aggravare i sintomi di queste patologie. Gli anziani sono a maggior rischio, per la maggiore probabilità di avere patologie cardio-polmonari non diagnosticate. Per i bambini l’aumento del rischio è dovuto a diversi motivi, ad esempio un apparato respiratorio non ancora completamente sviluppato; livelli di attività più elevati e maggiore frequenza di respirazione; maggiori probabilità di avere l’asma o malattie respiratorie acute. Studi più recenti suggeriscono che l’esposizione a lungo termine al particolato può anche essere associata con il rischio di parto pre-termine e basso peso dei neonati alla nascita. È comunque d’obbligo ricordare che il PM, così come l’inquinamento atmosferico in generale, è stato ufficialmente inserito dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) nei composti cancerogeni (Gruppo 1) per gli essere umani.

 

Il biossido di azoto (NO2) fa parte del gruppo di gas altamente reattivi conosciuti come ossidi di azoto o NOx (ne fanno parte il monossido e il biossido di azoto) ed è spesso utilizzato come indicatore per l’intero gruppo.
L’NO2 e in generale gli NOx si formano rapidamente per ossidazione del monossido (NO) emesso dai processi di combustione (ad esempio di automobili, camion e bus, centrali termoelettriche, riscaldamento e altri impianti di combustione). Gli NOx inoltre, reagendo con altri composti (come ammoniaca, umidità) danno forma a particelle di particolato atmosferico, mentre in presenza di luce solare e calore reagiscono con i composti organici volatili7 producendo ozono troposferico (a livello del suolo, quindi respirabile).

Il biossido di azoto è un gas irritante delle vie respiratorie e degli occhi, e in combinazione con il particolato e altri inquinanti prodotti dal traffico veicolare è stato associato in molti studi epidemiologici con disturbi respiratori e cardiovascolari. Studi scientifici hanno anche connesso l’esposizione a breve termine all’NO2, con sintomi respiratori, come l’infiammazione delle vie aeree, anche in persone sane nonché un aumento dei sintomi respiratori in persone asmatiche.

In ambito urbano le maggiori concentrazioni di NOx e NO2 vengono generalmente rilevate vicino le strade trafficate nonché all’interno delle auto stesse, e la concentrazione va riducendosi, avvicinandosi ai livelli del fondo, a partire dai 50m dal bordo della strada. Ragion per cui una certa percentuale di popolazione, che vive o lavora nelle vicinanze delle principali arterie di traffico urbano sarà, in media, esposta a valori superiori a quelli di fondo urbano.

 

L’ozono troposferico (O3) è un gas instabile e altamente reattivo formato da tre atomi di ossigeno e si forma, al livello del suolo, mediante reazione chimica tra ossidi di azoto (NOx) e composti organici volatili (COV8) in presenza di luce solare. La necessità di irradiazione solare fa si che la reazione chimica dipenda quindi fortemente dalle condizioni meteo climatiche, e le concentrazioni possano variare nel corso della giornata e delle stagioni, raggiungendo in estate anche livelli molto elevati. Oltre agli effetti nocivi su vegetazione ed ecosistemi, l’ozono troposferico è un inquinante tossico per l’uomo, irritante delle mucose delle vie respiratorie anche a livelli relativamente bassi e può causare disturbi respiratori e cardiovascolari. I soggetti più vulnerabili ai rischi connessi all’esposizione sono i bambini, gli anziani e i soggetti asmatici, ma anche chi lavora all’aperto. Studi scientifici hanno dimostrato come l’inalazione di ozono può essere causa di: tosse, irritazione della gola, infiammazione delle vie respiratorie, riduzione della funzionalità respiratoria e infiammazione dei rivestimenti polmonari, aumento della suscettibilità alle infezioni e dolore toracico. Nei soggetti con patologie respiratorie può peggiorare le condizioni di bronchite, enfisema e asma, nonché aumentare il rischio di morte prematura nei soggetti con malattie cardio-polmonari. Per valutare la popolazione esposta a livelli di ozono che possano rappresentare un rischio sarebbe opportuno utilizzare un indicatore come il SOMO35. Esso infatti riproduce la somma annuale9 delle eccedenze di ozono da una soglia (cosiddetto cut-off level)al di sopra del quale esiste uno statistico incremento del rischio relativo di mortalità10 per la popolazione vulnerabile. Questa soglia è 70 μg/m3 (media massima giornaliera su 8-h). Tuttavia in questa sede è utilizzato,per comodità di computo, il numero di giorni di superamento dei 120 μg/m3, Questo valore è utilizzato nella normativa come obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana.

Il Benzo[a]pirene è un idrocarburo policiclico aromatico (IPA) costituito da 5 molecole di benzene fuse. Si forma durante la combustione incompleta di sostanze organiche. Le fonti principali di emissione del benzopirene sono principalmente le combustioni di biomassa, gli scarichi di motori diesel e benzina, il fumo di tabacco, esalazioni da catrame, pece, oli minerali come creosoto, asfalto e scisti bituminosi, ma anche la cottura alla brace e affumicatura di alimenti.Quest’inquinante ha un notevole valore sanitario, essendo un noto composto mutageno e cancerogeno. La principale via di esposizione è l’inalazione e si trova associato al particolato atmosferico e alla fuliggine. Tuttavia, il benzopirene può contaminare anche i suoli e le acque di superficie e sotterranee.L’estensione e la copertura territoriale della rete di rilevazione del BaP non è ancora sufficientemente estesa se correlata all’importanza sanitaria di questo microinquinante.

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