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Misteri della VIS..

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La Valutazione d’impatto sanitario era attesa per gennaio
Pro Gest: «Dati comunicati». L’Osservatorio: «Non è così»

La Vis sulla cartiera
è in ritardo di 4 mesi
Scontro Ats-azienda

«I dati richiesti dall’Ats sulle emissioni della cartiera sono stati tutti consegnati» assicurava Francesco Zago lo scorso 9 aprile, dal palco durante l’open day della cartiera prossima ventura. «Ancora niente» replica lapidario Paolo Ricci, il responsabile dell’Osservatorio epidemiologico dell’Ats (ex Asl), impegnato a misurare l’impatto sanitario atteso della cartiera formato Pro-Gest. La catena degli incarichi parte dal Comune di Mantova, che lo scorso luglio, ad Aia ormai trasferita dalla Burgo alla nuova proprietà per decisione della Provincia, si rivolse all’Agenzia di tutela della salute perché compilasse la Vis. A sua volta, l’Ats affidò a Ricci il compito di misurare «il carico di malattia aggiuntiva che ci si aspetta sulla base dell’inquinamento ambientale, ovvero dei contaminanti prodotti dall’azienda che si insedia in un territorio, tenendo conto del contesto generale».Nel frattempo al vertice dell’Ats si sono avvicendati i direttori generali Bellini e Mannino, il Comune ha agganciato la Vis al ricorso al Tar contro l’autorizzazione della Provincia, ma la Valutazione resta zoppa. Conclusa la prima parte, che ha registrato uno «svantaggio di salute della popolazione target nel confronto con quella limitrofa», Ricci ha bucato la consegna del gennaio 2017: «Pro-Gest non ha ancora fornito i dati impiantistici richiesti a dicembre» riferiva lo scorso marzo durante il convegno organizzato da Ambiente&Sviluppo.In pratica, l’azienda non ha fornito i dati con i quali ha calcolato le aree di ricaduta, assunte per buone dall’Osservatorio epidemiologico per compilare la prima parte della Vis. Due le zone previste da Pro-Gest: una ristretta, che abbraccia i quartieri del Comune di Mantova compresi tra la tangenziale nord, l’Ostigliese e via Verona (5mila abitanti in tutto) dove secondo l’azienda ricadranno le emissioni più robuste del termovalorizzatore e del nuovo turbogas associato; l’altra estesa, costruita sulla base delle dispersione degli inquinanti più leggeri, che coinvolge causa i Comuni di Mantova, San Giorgio e Porto Mantovano, per un totale di 75mila abitanti. Secondo l’Ats è verosimile che tra le due ci siano delle aree intermedie, per questo sarebbe importante conoscere i dati utilizzati dall’azienda. Bucata la consegna, Ricci e i suoi collaboratori stanno verificando la correttezza della definizione delle aree in autonomia, ma il percorso è più lungo.Intanto restano valide le raccomandazioni ripetute da Ricci durante il convegno di Ambiente&Sviluppo: limiti emissivi a camino inferiori di quelli reali (misurati e non autorizzati) dell’ex Burgo; una tecnologia meno (potenzialmente) pericolosa per il termovalorizzatore; termocombustore per i rifiuti di stabilimento solo come chiusura del proprio ciclo produttivo.Raccomandazioni che adesso, con il macigno della verificazione caduto a rovesciare la difficile trattativa tra Comuni e azienda, e il rischio concreto che l’iter autorizzativo della cartiera debba ripartire da zero, assumono un’evidenza ancora più tonda.

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